Maggio è il mese delle rose, dei matrimoni e... dei santi di ghiaccio! Iniziato con giornate estive, dalle nostre parti - e non solo - ci ha poi fatto pentire di aver portato i cappotti in lavanderia, così, la selezione che avevamo pensato poter essere in parte conservata per il prossimo autunno, è subito tornata utile!
Gli Enoesploratori del nostro wine club, infatti, hanno ricevuto le nuove annate degli eccezionali vini di Chiesa del Carmine, la cantina artigianale umbra immersa nelle colline di Perugia.
Il vino del mese è l'Indigeno Trebbiano 2022, ma la spedizione conteneva anche l'annata 2021 (sempre dell'Indigeno Trebbiano), per fare una piccola verticale e apprezzare la capacità di invecchiamento del vino, e due rossi: un Merlot in purezza vinificato in acciaio, adatto anche a ricette più leggere, e un blend di varietà locali di maggior struttura, da godersi con pietanze più ricche.
Speravamo di non stappare quest'ultimo fino al prossimo ottobre, ma temperature e aspettative ce lo hanno fatto esaurire subito!
≈ CHE COS'È Indigeno Trebbiano 2022 Chiesa del Carmine
Un vino bianco secco ottenuto da uve 100% Trebbiano, ma non Trebbiano Toscano.
L'uva non è neanche Trebbiano Abruzzese e neppure Trebbiano di Soave; per chi se lo stesse chiedendo, non si tratta nemmeno di Trebbiano Romagnolo né di Trebbiano Modenese, men che meno di Trebbiano Giallo.
Ecco, se non ne abbiamo scordato alcuno, quello che resta è il Trebbiano che non può essere nominato al di fuori della DOC di appartenenza.
Segue indizio sulla DOC di appartenenza:
Il Trebbiano Spoletino è un vitigno a bacca bianca ritenuto autoctono dell'area di Trevi e Spoleto, consentito in tutta l'Umbria, ma che può essere chiamato così solo nella DOC Spoleto.
Come nel caso dell'Erbaluce - così come di alcuni altri vitigni italiani - il nome del vitigno è stato legato alla denominazione e il suo uso è stato precluso al di fuori di essa, per non generare confusione nel consumatore, che potrebbe dedurre una provenienza errata.
Per questo i produttori di vino da uve Trebbiano Spoletino i cui vigneti sono al di fuori della DOC Spoleto non possono indicare questo nome nell'etichettatura del vino.
Poiché l'etichettatura del vino non è solamente l'etichetta apposta su una bottiglia, ma qualsiasi documento che accompagni o si riferisca a un prodotto alimentare, l'impossibilità di chiamare i vini con questo nome si estende a tutti i supporti, inclusi retroetichetta, dépliant, sito web e pagine social.
Insomma: questo articolo cammina bendato sul ciglio insaponato dell'illegalità.
Il Trebbiano Spoletino ha buone caratteristiche colturali.
È un vitigno che germoglia tardi, di conseguenza è meno esposto di altri alle gelate primaverili.
Matura tardi, il che potrebbe mettere a rischio il raccolto nelle annate in cui la fine dell'estate è particolarmente piovosa, ma in altre condizioni può essere vantaggioso non dover portare l'uva in cantina contemporaneamente ad altre varietà, più precoci.
È vigoroso e produce rese alte, cosa che, se oggi si traduce in maggior lavoro in vigna per i produttori che mirano a imbottigliare vini concentrati e di qualità, storicamente rappresentava un vantaggio.
Inoltre, è abbastanza resistente a muffe e peronospora, altro fattore che permette di vinificare un raccolto abbondante.
Infine, qualità preziosa al giorno d'oggi, il Trebbiano Spoletino ha la capacità di accumulare zuccheri conservando ottimi livelli di acidità tartarica. Può essere usato, cioè, per produrre vini dolci che non stancano il palato.
Nel XX secolo, però, anche un'uva come il Trebbiano Spoletino ha rischiato l'estinzione.
A causa della limitatezza della zona di produzione, quando le colture sono state sistematizzate e le poche pianure dell'Umbria sono state adibite alla coltivazione di cereali, legumi e ortaggi, le viti di Trebbiano Spoletino non hanno trovato posto in collina, dove già venivano cresciuti con successo gli ulivi.
Oggi, grazie soprattutto al lavoro di recupero e promozione di alcuni produttori della zona di Spoleto e Montefalco, è la gemma della DOC Spoleto, che, consapevole del suo valore, ne ha "vincolato" il nome.
È notizia di questi giorni (maggio 2025) che il disciplinare della DOC Spoleto verrà aggiornato per introdurre le tipologie di Trebbiano Spoletino riserva e macerato.
Il vitigno, infatti, è molto versatile e consente la produzione di diversi stili di vino.
≈ CHI PRODUCE Indigeno Trebbiano
La cantina Chiesa del Carmine a La Bruna (Perugia)
È il progetto di Jeremy Sinclair, che per dar vita alla sua vineria ha scelto di affidarsi a esperti della zona, realizzando un progetto di recupero, piuttosto che di sfruttamento, del territorio della frazione di La Bruna, a Perugia.
≈ COM'È Indigeno Trebbiano 2022 Chiesa del Carmine
Ricco ma composto, generoso di profumi di frutta gialla matura ben incasellati in un saldo profilo minerale.
L'annata 2022 è stata decisamente calda e non era scontato che l'uva maturasse in modo omogeneo. Il vino, invece, si presenta equilibrato, con una struttura commisurata al tenore alcolico e le tipica freschezza della varietà a rendere la beva scorrevole e attraente.
QUANDO STAPPIAMO Indigeno Trebbiano 2022 Chiesa del Carmine
Da adesso a fra tre/cinque anni.
Indigeno Trebbiano è indubbiamente un vino capace di evolvere in bottiglia e regalare degustazioni interessanti anche in un futuro non troppo prossimo.
È pur vero che è già piacevolissimo, perciò, perché privarsene?
Anche in questo caso, l'ideale sarebbe conservare qualche bottiglia da stappare nel tempo per apprezzarne gli sviluppi
DOVE TROVARE Indigeno Trebbiano 2022 Chiesa del Carmine
I membri della Società dei Cavatappi Incrociati lo hanno ricevuto nella selezione di maggio 2025 (la numero 81).
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